Eccellenti 2014: conferenza di Francesca Montesperelli sull’anoressia nei testi letterari.

 

La presidente Liana Di Marco, nel salutare i presenti, ha presentato la prof.ssa Francesca Montesperelli, professoressa associata di lingua e letteratura inglese presso l’Università di Perugia.

La docente ha quindi aperto la conferenza con una panoramica sul tema del cibo nella letteratura inglese di età vittoriana, mostrando come esso non sia mai messo in relazione diretta con la figura femminile. 

Charles Dickens, il più noto scrittore vittoriano, parla spesso di pratiche alimentari e mette il cibo in relazione alla società e ai suoi strati. Lo esalta nei romanzi in cui si parla del Natale, come ad esempio in A Chirstmas Caroll, il più importante della serie dei Libri di Natale (The Christmas Books), in cui la storia si apre e chiude con una cena e le allegorie dell’ignoranza e della miseria sono due bambini magrissimi, giallognoli e coperti di stracci; essi sono l’ emblema della metà della popolazione inglese dell’epoca,  che soffriva la fame e sono molto lontani dall’altra metà, ricca, che era invece sovralimentata.

La prof.ssa si sofferma poi sul collegamento tra la mancanza di cibo e la figura femminile, evidenziando come nel periodo vittoriano la madre, ad esempio, nutra gli altri sia attraverso l’alimentazione che emotivamente ma non alimenti mai se stessa, come se non ne avesse bisogno. In altri romanzi di Dickens la figura della donna è spesso assente, ma quando c’è emerge quasi sempre un legame tra cibo e sesso, nel senso che la sessualità femminile viene vista come peccaminosa e la donna trova nel digiuno una possibilità di redenzione.

Solo dopo la morte di Dickens nascerà il termine anoressia isterica e i sintomi di questa malattia  sono presenti in tutte le protagoniste letterarie, esaltandone la spiritualità. Sono donne borghesi escluse dalla vita sociale, che non hanno il permesso di studiare a scuola e lavorare, non vanno alle università e  sono escluse anche dalla convivialità, infatti non è permesso loro di cenare con i familiari maschi. Sono angeli della casa, quasi esseri asessuati.

La prof.ssa chiude la conferenza approfondendo altri casi letterari, come ad esempio Jane Eyre, di Charlotte Brontë, in cui tra le righe ancora una volta emerge la visione misogina che la cultura vittoriana ha della questione dei generi ed il legame stretto tra il cibo, il sesso e  il peccato, caricando lo stato anoressico del valore di riscatto dalla colpa.