CINQUANT’ANNI FA SCOMPARIVA CRISPINO MERINI

Il 25 giugno 1973 scompariva il Presidente dell’Accademia Spoletina CrIspino Merini, singolare figura di filosofo, di scienziato e partigiano combattente. In attesa di dedicargli quanto prima un’iniziativa che ne analizzi e divulghi i vari aspetti della sua fine cultura, lo ricordiamo con una biografia inviataci dalla nipote Maria Paola Valente e rendendo disponibile ai nostri lettori il Ricordo di Crispino Merini dedicatogli sulla nostra rivista da Leonello Leonardi all’indomani della sua morte.

Crispino Merini nasce a Spoleto il 26 maggio 1886, secondo dei 9 figli di Filippo Merini e Maria Carocci Buzi. Dopo aver frequentato l’Istituto tecnico fisico-matematico di Spoleto, si iscrive alla facoltà di scienze della Regia Università degli Studi di Roma dove si laurea in chimica nel 1910, seguendo poi un corso di perfezionamento in igiene (1912) e ottenendo il diploma in farmacia nel 1913. Nell’agosto del 1914 sposa Margherita Panichi, sorella di Pietro Panichi di cui era grande amico, e si trasferisce a Terni dove era stato assunto come chimico presso la Società Acciaierie di Terni. Nel 1915 nasce Costanza, la prima figlia, e nel 1916, dopo il ritorno a Spoleto, nasce Biancamaria.

Allo scoppio della Grande Guerra fa domanda per arruolarsi volontario come ufficiale nel corpo sanitario e l’anno successivo viene assegnato prima al laboratorio chimico di Palmanova, poi in zona di guerra all’ospedale da campo di Adria e infine a quello di Treviso. A dicembre del 1917 nasce Filippo, il primo maschio, che potrà vedere solo tempo dopo. Trattenuto nel laboratorio chimico batteriologico di Adria fino a luglio del 1919, poi inviato a Roma come farmacista all’ospedale militare del Celio, viene infine congedato all’inizio del 1920 col grado di tenente. Avendo perso la conservazione del suo impiego alle Acciaierie, dopo un periodo di collaborazione rileva da Giacomo Mariani la farmacia “All’insegna del grifo” in Corso Garibaldi 31, trasferendola nel 1922 sul lato opposto della strada nei locali a piano terra di casa Merini. Nel frattempo erano nati Marino nel 1921 e Francesco nel 1922 e successivamente nascono Amalia nel 1924, Giuseppina nel 1927 e Adriana nel 1929.

Nella sua farmacia si dedica alla preparazione di prodotti galenici, molti dei quali di sua creazione ed effettua analisi di laboratorio al microscopio, e nei momenti di sospensione dal lavoro si immerge nello studio della filosofia e coltiva con passione il gioco degli scacchi cui attribuisce un alto valore formativo e di disciplina mentale. Strenuo sostenitore della medicina preventiva, della psicosomatica e della fitoterapia vede nell’interdipendenza reciproca del corpo e dello spirito la chiave di ogni possibile guarigione: “Curare lo spirito per guarire il corpo, curare il corpo per guarire lo spirito” è la sintesi di questo suo pensiero. Per molti anni è consigliere regionale dei titolari di farmacia. Uomo di profonda fede religiosa e convinto democratico è tra i fondatori del Partito Popolare di Spoleto. Nel 1926 è accolto come socio nell’Accademia di Spoleto.     

Durante il fascismo si mantiene fedele alle sue idee e, pur non esprimendole pubblicamente, viene denunciato da un informatore della polizia ed allo scoppio della guerra verrà bollato dall’Ovra come elemento “esaltato, pericoloso e disfattista”. Nell’agosto del 1940 è arrestato, incarcerato prima a Spoleto poi a Perugia, quindi processato e condannato a due anni di confino politico ad Eboli. Durante il periodo del confino muore il figlio Marino senza che lo possa rivedere: è il terzo figlio che perde, dopo Filippo deceduto a 16 anni per una peritonite e Costanza morta pochi mesi prima del suo arresto. Ottenuta la riduzione della pena dalla Commissione d’appello per i confinati, viene rimandato a Spoleto sotto domicilio coatto e qui riprende i suoi studi e l’attività in farmacia.

Poco dopo l’8 settembre si unisce alla brigata Melis che si stava formando in Valnerina e viene assegnato a Caso come medico di banda; prende parte alla battaglia di Caso contro i tedeschi in cerca degli slavi fuggiti dal carcere di Spoleto e in quell’occasione salva la vita ad un giovane ufficiale tedesco ferito, invocando la convenzione di Ginevra sui prigionieri di guerra, ed operandolo con mezzi di fortuna alla gamba la cui ferita era andata in cancrena. Successivamente, sotto la minaccia di ritorsioni contro la famiglia, si consegna al comando delle SS, ma l’intervento del tenente tedesco cui aveva salvato la vita permette la commutazione della pena. Dopo la Liberazione, da maggio a ottobre del ’45 fa parte del CLN ed è eletto vicesindaco di Spoleto per 6 mesi nella giunta del Comitato di Liberazione dedicando tutte le sue energie alla pacificazione degli animi, anche opponendosi ad esecuzioni sommarie. Nel 1963 viene ufficialmente riconosciuto come partigiano combattente e riceve la croce al merito di guerra in seguito ad attività partigiana.

Collabora con “Il risveglio” sin dalla sua fondazione nel 1944 e scrive vari testi e articoli per riviste di filosofia; nel 1945 è eletto nel Consiglio dell’Accademia Spoletina ed è tra i fondatori della Democrazia Cristiana di Spoleto e successivamente presidente dei Laureati Cattolici e dell’ONMI della città. Continua a coltivare la sua passione per gli scacchi e partecipa con successo a vari campionati sia nazionali che internazionali (ad ottant’anni si classifica secondo nella sua categoria al torneo internazionale di Imperia) e negli ultimi anni della sua vita è presidente del Circolo degli Scacchi dell’Unione Spoletina di cui segue quotidianamente l’attività.

Nel 1967 muore la moglie Margherita a cui era profondamente legato ma questo grande dolore non gli impedisce di proseguire il suo lavoro di studio e di sistematizzazione del suo pensiero. Nel 1970 è eletto presidente dell’Accademia di Spoleto, a cui imprime un nuovo impulso di attività e rinnovamento, sostenendo con convinzione le iniziative a favore dei giovani e l’apertura del mondo accademico alla realtà cittadina.

Muore il 25 giugno 1973 nella sede del circolo scacchistico mentre parlava con dei giovani.

L. LEONARDI RICORDO DI CRISPINO MERINI